
14 luglio, presa della Bastiglia. Basterebbe così. Ma da quando ho 16 anni questa data ospita anche un’altra storia da celebrare.
E’ il 1931, Parigi accoglie i primi esuli italiani in fuga dal regime fascista. Fra questi c’è Giorgio Amendola. Si aggira, nella notte del 14 luglio, in una città in festa. I bar sono aperti, si brinda in strada. Quella notte il giovane Amendola incontrerà Germaine Lecocq. Lui, nonostante la presenza della madre della ragazza, la inviterà a ballare. Dopo quella sera, Giorgio e Germaine passeranno insieme il resto delle loro vite superando confini, lontananze, sfortune. Non si lasceranno dividere. Moriranno a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro nel 1980, dopo una vita insieme.
La rivoluzione francese fu un atto d’amore verso la giustizia e il futuro. Quell’incontro d’amore fu un atto rivoluzionario perché affermava la libertà di scegliersi la vita da vivere contro le paure, le ingiustizie e la morte che tenevano banco.
Un mondo più bello di così è difficile da immaginare.