Vi ricordate Caccia a Ottobre Rosso, il film sul sommergibile comandato da Marko Ramius interpretato da Sean Connery? E vi ricordate quando chiede di fare “Ivan il matto”? Vi ricordate cos’è? Ecco, è quello che dovrebbe fare il PD nella trattativa con i 5S. “Ivan il matto” è una cosa piuttosto semplice: una serie di cambi di direzione improvvisi rispetto alla traiettoria che si sta seguendo per verificare se e quanto da vicino si è seguiti da eventuali tallonatori. Ecco, è il momento di fare “Ivan il matto” per il PD. O almeno a me piacerebbe parecchio.
So bene che a una parte della dirigenza PD non dispiace affatto l’idea di un governo del Presidente – ipotesi che diviene piuttosto probabile se fallisce l’esplorazione del Presidente Fico. Ma sarebbe una scelta attendista, che comporterebbe sacrificare il prossimo turno delle amministrative e mettere a serio rischio anche le europee 2019.
Oppure può rilanciare sui 5S. Ma rilanciare con qualcosa in più della semplice coerenza con le posizioni espresse finora. Vorrebbe dire scegliere qualcosa che gli ridia un po’ di ambizione, un po’ di presa su i ceti più sofferenti e iniziare a mettere ordine nel mondo istituzionale.
Allora fare l’Ivan il matto per il PD significa aggiungere ai temi che sappiamo che dovrà mettere sul piatto (collocazione europeista e filo-atlantica, non tornare troppo indietro su alcune riforme, il potenziamento della REI e compagnia cantante…) 3/4 punti un po’ impressionanti in superficie, ma utili se si scava anche di poco.
Quali punti? Questi:
1) Una Legge sui partiti. Se ne dibatte più o meno dal 1948, o giù di lì. Ecco, forse è il momento di proporla, anche per capire oggi in Italia un partito cos’è: un’azienda? Una libera associazione di cittadini? Che differenze ci sono fra Movimento e Partito oltre le questioni nominali? E, soprattutto, quanto devono essere trasparenti i meccanismi di democrazia interna, quali le loro forme per garantire una effettiva contendibilità della leadership e la libera partecipazione dei cittadini alla vita democratica del Paese?
2) Legalizzazione delle droghe leggere. Già vi vedo con quel ghigno di chi guarda dall’alto in basso una zecca da centro-sociale. Intanto la Direzione Nazionale Antimafia e personaggi cari a tanti, come Cantone e Saviano, la ritengono una mossa utile e anche urgente, che leva un pezzo di commercio alla mafia e porta un po’ di soldi in cassa. Poi si apre la trattativa sui modelli e destinazione dei fondi che ne deriverebbero (salvando quella quota parte che serve ad aumentare i controlli e far crescere il supporto medico-informativo circa l’assunzione delle droghe e incentivarne un uso consapevole).
3) Una patrimoniale, anche a tempo. Ora qualcuno di voi mi sta dando del vetero-qualcosa. Intanto OCSE e FMI (non esattamente due sezioni di una formazione marxista-lenista) aprono più o meno esplicitamente all’ipotesi, senza contare i grandi imprenditori italiani che si sono detti aperti all’idea. La contrattazione si fa sulla sua destinazione: il potenziamento della REI? Sgravi fortissimi alle imprese che assumono a tempo indeterminato? Piano vero e ricco di investimenti in infrastrutture digitali e azioni di un vero piano di sistemazione idrogeologica del Paese? Investimenti finalmente copiosi su ricerca e università? Tutte cose di cui abbiamo un disperato bisogno.
4) Un proposta di legge sulla gestione dei dati online da portare in UE affinché almeno una parte di essi sia libera e gratuita, anche solo per i soggetti istituzionali che fanno ricerca. Insomma, una sorta Istat europea dell’online per intenderci, pure per capire quanti e quali dati le aziende si vendono e si rivendono sopra le nostre teste.
Ecco, mi sembrano proposte che in parte parlerebbero a giovani e alle fasce sociali più deboli scappati via dal PD (ingoiando in un sol boccone quel che resta alla sua sinistra. Poca roba dite, ma in tempi di magra come questi un 2% fa la differenza). E il primo e l’ultimo punto costringerebbero il M5 a fare i conti con la sua natura su 2 temi che, se declinati bene, dovranno affrontare per non tradire la loro ragione fondativa.
So bene che tutto questo non accadrà, anche perché il PD non ha una vera leadership e di certo nessuno con il talento del Capitano Marko Ramius.
Quel Ramius che proprio grazie alle sue strategie e tattiche fuori dagli schemi riuscì nell’impresa di accordarsi con i nemici storici, salvare i suoi uomini ed evitare l’inizio di un conflitto in cui ci avrebbero rimesso più i civili che le alte gerarchie.
Ma appunto, ci vuole coraggio e un capo. Ah, proprio quelle due cose che hanno permesso a 5S e Lega di fare il botto alle elezioni.
Se proprio non volete essere coraggiosi e lasciarvi ispirare dalla trama di un film.
Aggiornamento del 5 maggio 2018
Sondaggio Ixè: la maggioranza relativa degli elettori Dem è favorevole alla patrimoniale.