Il 3 novembre del 2007 prendevo possesso di casa in Via Balilla, fra 10 giorni trasloco.
Via Balilla è stata questo tempo di vita.
Via Balilla è stata il nido e il rifugio, l’eremo e la cella.
Via Balilla è stata i week end assolati visti dalla finestra, quelli piovosi smaltiti sul divano, quelli sbagliati digeriti in silenzio.
Via Balilla è stata il disinteresse per i vetri opachi delle finestre, per la nicotina che ha ingiallito le pareti, per le doghe del divano che abbiamo sfondato.
Via Balilla è stata come il cesso di trainspotting, come la camera 237, come la finestra sul cortile.
Via Balilla è stata il nome che non ho mai imparato dell’albergo difronte, il nome che non ho mai ricordato dei vicini, il nome che non ho mai cambiato sul citofono.
Via Balilla è stata l’unica certezza, il vero lusso, la madre discreta.
Via Balilla ha ascoltato, curato e sorriso ai fantasmi.
Via Balilla è stata i suoi alberi in fiore ad aprile, la sua festa del 18 giugno, è stata solo un parcheggio certe volte.
Via Balilla è stata gli appuntamenti nel cuore della notte, delle sorprese venute male, delle sconfitte venute bene.
Via Balilla è stata la casa in cui non invitare certi tipi di persone, in cui alcune non hanno voluto mettere piede e le persone che son venute e non sono mai più andate via.
Via Balilla è stata anche chi non l’ha voluta capire.
Via Balilla è stata la sola cosa che ha dato e non ha preso, preteso o chiesto.
Via Balilla è stata indifferente alla mia esistenza, perciò l’ho amata.
Via Balilla è stata la relazione più dolce.
Per questi motivi la nuova casa sarà per un bel po’ di tempo “l’altra” prima che “casa mia”.
Però è proprio questo il suo punto di forza. Quella nuova casa oggi è altro, proprio come lo sono io.
Sono altro rispetto a quel ragazzo che il 3 novembre del 2007 prendeva possesso di casa Via Balilla.
Solo altro. Né meglio, né peggio. Altro. Senza possibilità di confronto o di fuga. Altro.