Ti ricordi Silvio?

“Grande!” esclama Enrico Letta – non senza qualche ironia – quando Berlusconi annuncia che voterà la fiducia.
Già, grande la confusione sotto il cielo. La situazione non è ottimale.

La mossa politica di Silvio è talmente bizantina da poter essere quasi geniale nel lasciare spazi, anzi d’aprirli, nel  futuro prossimo (almeno su un piano squisitamente partitico e di dialogo col governo)  e lo descrive bene l’analisi della mattinata fatta da Dino Amenduni.

Ma quel che oggi rende Berlusconi meno Silvio di un tempo è proprio quel bizantinismo necessario alla sua sopravvivenza politica.
In questo oggi si celebra una sconfitta.
Berlusconi ha smesso di essere il cambiamento della politica italiana molto tempo fa, di certo dal 2010, quando lo sfaldamento delle forze al suo fianco è iniziato in modo evidente e praticamente irreversibile.
Ora la politica – con i suoi tecnicismi e il suo connaturato grigiore – lo sta fagocitando. Sfiancato dalle vicissitudini giudiziarie e accecato dall’assenza di una via di fuga dalla condanna che gli garantisca l’agibilità politica, Silvio si sta aggrappando a un tatticismo quotidiano che lo porta ad una quantità di ripensamenti – in un lasso di tempo così breve – da essere ad un passo dalla schizofrenia politica e perciò praticamente identico a quello che abbiamo assistito nei primi anni del PD e con le sue vicende congressuali, simile allo scioglimento e riformazione continua dell’UDC, come all’ascesa e sparizione di Fini, fino ad arrivare alla breve vita di Mario Monti, che oggi ricorda più Segni che Draghi.

“Berlusconi uno di noi, Berlusconi come noi” dovrebbero cantare in molti oggi, in segno di vittoria. La bestia è stata domata e sedata, la bestia ha accettato il recinto. Non lo stabilisce più lui il perimetro e ne prende atto reagendo con confusione.

Berlusconi quando è stato agente di cambiamento per la politica italiana invece s’imponeva al contesto, lo determinava in chiave assoluta (elezioni del ’94 e sdoganamento della Lega e AN, elezioni 2001, condoni e bossi-fini, Porcellum e rimonta del 2006, vittoria del 2008 e scudo fiscale). Berlusconi ha insegnato la leadership all’Italia in era neotelevisiva. Oggi è un “degli importanti” del contesto politico, è influente, ma come si vede non è più determinante. Nemmeno per la linea del suo Partito e non più per uomini che fino a qualche tempo fa avremmo definito “fedeli”.

Vedremo – ora che non potrà essere il Candidato di Forza Italia – se saprà tirar fuori da questo bizantinismo e tatticismo l’agibilità politica necessaria a ridare forza alla sua leadership. Oppure sarà la fine non solo della sua centralità, ma anche della sua influenza. Perché il pericolo si annida proprio in quell’elettorato che forma la sua opinione in tv ( che resta la maggioranza) e che per almeno un decennio ha amato Berlusconi (proprio quando è stato in maniera lampante agente di cambiamento dei modi della politica italiana). Quelle persone stasera si formeranno un’opinione ascoltando il sunto della giornata, 6-7 minuti d’attenzione con 3 – 4 servizi durante i quali scorreranno nomi, formule idiomatiche proprie del linguaggio parlamantare e dichiarazioni di singoli onorevoli, ma ascolteranno una sola cosa chiara, che probabilmente si sedimenterà: “Berlusconi ci ha ripensato e sostiene il governo Letta. Ha fatto il contrario di quello che ha detto negli ultimi giorni.”  Da qualche mese a questa parte è Berlusconi a intonarsi alla politica, e non il contrario.

Mi chiedo anche come oggi si senta l’altro pezzo di elettorato, quello appassionato e avvinto, di entrmabi gli schieramenti. Oggi – per loro – doveva vincere qualcuno: Alfano o Berlusconi per gli elettori di centrodestra, per quelli di centrosinistra sembrava arrivare il momento di non dover più fare i conti con B come alleato.  Letta doveva capire se aveva la forza di andare avanti (senza dover temere guastatori interni al PD).
Nulla di tutto ciò è stato sciolto, anzi siamo solo all’inizio evidentemente.

Due domande, alla fine mi rigirano per la testa:
– La fine di Berlusconi come agente innovatore (e perciò ordinatore dello scenario politico) quali spazi cede a Grillo e Renzi, possono e sapranno occuparli?
– Quand’è che l’elettorato italiano, al di là delle macro distinzioni fatte poco più su, passerà dal ritenere la politica brutta e inutile a spaventosa?
Perché poi un popolo spaventato dall’incapacità della sua classe dirigente non produce solo Grillo, ma anche cose simili ad Alba Dorata.