Vincere

Negli ultimi 9 mesi ho seguito 2 candidati, mi occupavo della loro comunicazione.
Hanno vinto entrambi. Erano campagne a cui, per motivi diversi, tenevo in modo particolare.

Finito il lavoro ho rivisto molti amici.
Tutti, sempre con quegli slanci che fanno bene agli affetti e alle persone stanche, hanno dato per scontato che quelle vittorie rappresentassero le pietre angolari della mia vita, punti di svolta.

Non è così.

La vittoria non è cambiamento per chi la ottiene. Per chi la ottiene la vittoria è la felicità di cui parla Robert Doisneau: “Ci si sente leggeri leggeri, ci si sente talmente ricchi che viene voglia di condividere con qualcuno una gioia troppo grande. Il ricordo di quei momenti è il mio bene più prezioso. Forse perché sono così rari. Un centesimo di secondo qui, un altro là, sommati insieme non saranno che due o tre secondi rubati all’eternità“.

Nell’attimo in cui quelle vittorie divenivano certe mi è sembrato di vedere quel caos che era la mia vita divenire un’architettura perfetta. Tutto ciò che ero, avevo, desideravo e temevo era in equilibrio, era bello ed era completamente giusto. Lo è stato per un momento.

Quel momento è valso più di un punto di svolta.
Ma ciò che spinge in avanti, che fa cambiare le cose – in modo lento – è il lavoro.

Non sappiamo dove si nasconda la felicità e restiamo in vita grazie alla ricerca muta a cui ci costringe.
Il lavoro è un modo per raggiungerla, sopravvivere al caos – o alla vita quotidiana – è il prezzo da pagare.

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