Molti avranno letto l’editoriale di Mauro. il passaggio migliore è quello sulle derive fascistoidi di movimenti che si credono sinistra. Questa deriva è frutto – a mio avviso – anche per la confusione che si fa fra la colpevolizzazione e la ricerca della giustizia.
La cartina di tornasole di un paese “giusto” – concetto astrattissimo e in continua evoluzione – è il suo sistema carcerario come provò a spiegarci Beccaria. “Punire il crimine, riabilitare i criminali”: questo in Italia non avviene. Conosciamo tutti lo stato medievale degli istituti penitenziari del belpaese e di come l’obiettivo del recupero – tranne pochissimi casi – è non solo del tutto disatteso, ma praticamente eluso.
Oggi, in Norvegia, hanno condannato a 21 anni Anders Breivik, il massimo previsto da quel sistema giuridico.
La pena potrà poi essere rivista e rivalutata nei prossimi anni.
E ci fa capire che i principi fondamentali di una democrazia vanno applicati a prescindere dalla nostra voglia di cambiamento, dalla rabbia, dalla vendetta, dal trovare un colpevole per lapidarlo sulla pubblica piazza (mediatica).
Perché lo stato civile, i principi repubblicani e i valori democratici non possono essere barattati con nulla. Nemmeno con una scorciatoia (fangosissima) che ci faccia uscire da un shock nazionale come in Norvegia o da una crisi che, in Italia, è politica, di classe dirigente e dopo, solo dopo, economica.